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Nepal: la Gen Z in rivolta fa cadere il governo

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In Nepal, il primo ministro Khadga Prasad Sharma Oli si è dimesso in seguito a delle proteste popolari iniziate lunedì 8 settembre.

Queste proteste erano iniziate in seguito alla discussa decisione del governo di bloccare i social media come instagram, facebook e youtube, che non si erano registrati nel paese come indicato da un decreto governativo del 25 agosto scorso.

Mentre l’intento dichiarato dal governo fosse di contrastare criminalità, commenti d’odio e fake news, i manifestanti hanno accusato il governo di voler restringere la libertà di espressione: questa decisione,  infatti, è arrivata dopo che si erano diffusi online meme e critiche sulla vita opulenta delle famiglie della classe dirigente.

Le proteste, che hanno presto assunto una connotazione antigovernativa, lamentando le cattive condizioni economiche del paese e la diffusa corruzione, hanno assunto da subito una natura violenta: già il primo giorno almeno 16 persone erano morte durante gli scontri con la polizia, accusata di aver sparato contro i manifestanti.

Questo ha contribuito ad alimentare la rabbia dei manifestanti, che tra lunedì e martedì hanno incendiato diversi edifici istituzionali e residenze di politici; tutti eventi che hanno portato ad un coprifuoco nazionale imposto dai militari mercoledì 9.

È interessante sottolineare la composizione dei manifestanti: la gran parte di loro, infatti, appartiene alla generazione Z, che comprende le persone nate tra il 1997 e il 2012, tanto che molti hanno protestato indossando la divisa scolastica.

Il protagonismo dei giovani, che è un fenomeno abbastanza diffuso nell’Asia orientale, non si è però fermato alle manifestazioni. Durante le trattative per la nomina del nuovo primo ministro ad interim, che porterà il paese alle elezioni anticipate del marzo 2026, gli organizzatori delle manifestazioni sono stati riconosciuti come interlocutori dall’esercito e, dopo una discussione in una chat pubblica di discord, che era stata centrale per l’organizzazione delle proteste, hanno proposto Sushila Karki, ex presidente della corte suprema che è stata poi nominata prima ministra.

 

Ricerche e redazione

Giulia e Anna

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