María Isabel Salvador, rappresentante speciale dell’ONU per Haiti, ha definito la situazione ad Haiti vicina ad un “punto di non ritorno” e ad un “caos totale”. Nonostante la situazione sia disastrosa, è generalmente ignorata dai media principali e gli aiuti umanitari sono in calo.
Haiti è uno dei due stati nell’isola di Hispaniola, nell’America Centrale, (l’altra parte è occupata dalla Repubblica Dominicana). Fu il secondo stato al mondo ad ottenere l’indipendenza, nel 1804, dopo gli Stati Uniti, oltre ad essere la prima repubblica nera nella storia. Questo successo è stato però oscurato dall’enorme debito che il paese dovette ripagare alla Francia per la sua indipendenza, debito che contribuì a rendere Haiti il paese più povero dell’emisfero occidentale.
Haiti è stata più volte colpita da disastri naturali (come il terremoto del 2010 che causò più di 200mila morti), da cui non si è ancora completamente ripresa, ed è fortemente oppressa dalla violenza delle bande armate, le quali uccidono, rapiscono, saccheggiano e stuprano. In particolare la violenza dei gruppi armati è cresciuta molto dall’anno scorso, quando alcune delle gang si sono unite per tentare di rovesciare il governo. Da allora il paese è in uno stallo politico e il governo non sta facendo progressi per fermare le bande, per questo la popolazione sta perdendo fiducia nelle autorità politiche. I gruppi armati sono attivi principalmente nella zona di Port-au-Prince, la capitale, che si stima controllino per l’85%.
I bambini sono i più colpiti. Metà dei 1,04 milioni di sfollati interni sono bambini. Delle 5,7 milioni di persone che soffrono la fame, 2,85 milioni sono bambini e un milione di loro soffre di livelli critici di insicurezza alimentare. Con un sistema sanitario in collasso e assistenza sanitaria e salvavita sempre più inaccessibile, aumentano anche le cause di morte per malattie curabili e prevenibili, a cui si aggiungono focolai di colera che si stanno allargando in tutto il paese. I bambini sono inoltre crescente vittima di abusi sessuali, l’UNICEF ha registrato un aumento del 1000 per cento di violenze sessuali sui bambini tra il 2023 e il 2024. Infine molti bambini e ragazzi sono anche reclutati dalle bande armate, di cui si pensa costituiscano già il 50 per cento.
A ciò si aggiungono le politiche contro l’immigrazione della Repubblica Dominicana, che sta cercando di rimpatriare gli haitiani che hanno cercato rifugio nel paese confinante. Il governo domenicano ha già espulso quasi 20mila haitiani nell’ultimo mese, di cui quasi mille sono donne in cinta o in allattamento. Le autorità dominicane hanno iniziato dal 21 aprile una campagna di arresti di immigrati senza documenti negli ospedali. Anche le cure sono garantite prima dell’arresto, queste politiche allontana gli haitiani dall’assistenza sanitaria e colpisce soprattutto le donne in cinta o con neonati. La Repubblica Domenicana vuole inoltre costruire un muro al confine con Haiti per cercare di fermare l’immigrazione.
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Irene